«Questo o quella per me pari sono». Note su un paio di anacronismi della legislazione elettorale – S. Scagliarini
Nell’ambito del procedimento elettorale, la fase della votazione, al pari di quella dello scrutinio, si svolge ormai da diversi decenni con le stesse modalità, restando impermeabile ai mutamenti non solo dei sistemi elettorali che si sono succeduti nel corso degli anni, ma anche allo scorrere del tempo ed all’evoluzione tecnologica e sociale, che questo reca con sé. Così, durante questa fase, che rappresenta, come evidente, il presupposto logico e cronologico per il funzionamento dei meccanismi di assegnazione dei seggi, su cui la dottrina ha versato fiumi di inchiostro seguendo un dibattito pubblico che, con andamento carsico, periodicamente riemerge (di solito all’avvicinarsi della fine di una legislatura), ancora si seguono norme formulate in linea con quello che era l’assetto della società italiana e lo stato delle conoscenze tecniche di oltre mezzo secolo fa. Le quali, oggi, laddove non siano desuete nella prassi, si continuano tralatiziamente ad applicare, sebbene non solo abbiano perso di significato, ma talora possano pregiudicare il buon andamento dell’azione pubblica, quando non addirittura porsi in antitesi rispetto alla maggiore sensibilità maturata verso diritti ed interessi costituzionali, su cui prima meno si focalizzava l’attenzione.
Abstract: The voting phase in the Italian legal system is characterized by the presence of several anachronisms, including the division of electoral lists by gender and the inclusion of the marital surname for married or widowed women. These provisions seem to infringe on the personal identity of voters, as well as their privacy, and therefore a legislative reform or an intervention by the Constitutional Court is desirable. In the meantime, mayors could also adopt measures to mitigate the harm these provisions cause to these rights, while still formally complying with the law.